Enrico Camoletto ci conduce attraverso una sequenza di racconti noir in un mondo fatto di violenza. Violenza che si declina in forma di ossessione, di omicidi, suicidi, paure ….. Con un linguaggio realistico e leggermente ironico l’autore tiene avvinti i lettori a storie di ordinaria follia.
Noi di Vertigo Edizioni abbiamo intervistato l’autore per avvicinarci al suo vissuto e alle motivazioni che lo hanno spinto a ideare la sua storia e a condividerla con il pubblico. Per soddisfare la curiosità nostra e dei nostri lettori, sempre interessati a scoprire qualcosa in più sugli autori dei libri.
Riportiamo di seguito l’intervista a Enrico Camoletto.
Come ha scelto il titolo del suo libro?
‘Tracciato nel sangue’ è il titolo del racconto che da il nome a tutta la raccolta e che io ritengo essere uno dei principali del libro, sia per genere sia per tematiche. Il significato del titolo risiede nel fatto che la vicenda ruota intorno alle malattie genetiche tipiche di comunità ristrette, in questo caso gli abitanti di un piccolo paese rurale della provincia piemontese, dove talvolta le unioni avvenivano tra consanguinei. Partendo da questo assunto, la storia prende le mosse dalla scoperta casuale, da parte di un giornalista naturalistico in paese per un servizio sui fossili, diffusi e facilmente reperibili sulle colline piemontesi, di un gruppo di compaesani che intraprendono attività settarie criminali a base di sesso e mutilazioni rituali.
La scelta di dare alla raccolta il titolo di questo racconto è dovuta alla sua forza, inoltre può essere anche indicativo del fatto che le storie narrate sono scritte nel sangue, nel senso che sono parte di me, che indubbiamente mi appartengono, penso ad esempio al racconto horror ambientato in una compagnia teatrale, oppure al racconto più nostalgico sul cinema.
L’idea di questa raccolta di racconti è nata in un momento particolare della sua vita?
Scrivo da molto tempo, non saprei dire quando ho iniziato, ma ricordo che da ragazzino, vedendomi scrivere molto, mi regalarono una macchina per scrivere, una Olimpia bianca; era circa la metà degli anni Ottanta e all’epoca i PC erano ancora molto rari, e con i primi Commodore ci si giocava e basta. Da quel momento non ho quasi mai smesso, anche se l’ho fatto quasi sempre per me stesso. Anche durante la mia esperienza teatrale, ho sempre continuato a scrivere. Chiusa quella parentesi, mi sono dedicato esclusivamente alla scrittura. In seguito ad alcune vicende personali anni misi da parte questa mia passione, per qualche tempo. Ripresi a scrivere, grazie ai consigli della mia compagna, e dopo aver accumulato un certo numero di racconti, la necessità di dare un senso al mio lavoro, e la curiosità di avere un riscontro a proposito della mia opera, mi spinsero a pubblicare questa raccolta di racconti.
Quale è stato il primo libro che ha letto e cosa le ha insegnato?
E’ difficile ricordare il primo libro letto. L’amore per la lettura è iniziato da bambino con i libri illustrati sui grandi esploratori, Magellano, Marco Polo o Cook. In seguito il mio interesse si è spostato sulla storia militare, una specie di ossessione che ancora oggi fatico a controllare. Il libro iconico di quel periodo della mia giovinezza è “Il giorno più lungo”, di C. Ryan, sullo sbarco in Normandia.
Dalla Storia ho imparato a raccontare fatti e descrivere personaggi, anche di fantasia, ma in modo verosimile.
La luce nera del mistero invece l’accesero più tardi Conan Doyle, E.A. Poe, Umberto Eco, e infine Truman Capote con “A sangue freddo”.
Questi autori mi hanno insegnato a scendere senza paura nelle storie che voglio raccontare, nei “miei luoghi oscuri”, come direbbe J. Ellroy, un altro autore che ho amato molto.
E se raccontare i meandri più bui di una storia significa scoprire anche i miei, allora sembra che il cerchio si chiuda e che ciò che è rimasto delle mie prime letture sia l’esplorazione, la scoperta.
Cosa le piacerebbe sentirsi dire dai suoi lettori?
Mi piacerebbe molto che i miei lettori si divertissero, prima di tutto, che trovassero le mie storie avvincenti e intriganti. Cerco di mantenere, dove possibile, un tono non troppo pesante, mi auguro che l‘ironia, che è un tratto marcato del mio carattere, traspaia dal mio stile. Mi sentirei molto soddisfatto se mi dicessero che ho saputo approfondire adeguatamente i personaggi, e che sono riuscito a dargli una dimensione psicologica e delle motivazioni plausibili per il loro agire all’interno dei fatti narrati. Certo non mi dispiacerebbe se apprezzassero alcune delle tematiche di fondo presenti nei miei racconti, tematiche che ritengo essenziali nella mia narrazione. Mi piacerebbe imparare a scrivere bene quello che mi piacerebbe leggere, ma per questo devo ancora lavorare molto, sono lontanissimo dall’obiettivo, anzi penso che questo sia il fine di ogni impresa creativa e credo che nessuno che intraprende questa strada senta mai di essere arrivato all’obiettivo altrimenti smetterebbe.
Come è stato il rapporto con il tuo editore? Sei soddisfatto?
Sono molto soddisfatto, e gli sono molto grato, innanzitutto perché ha notato il mio libro tra tanti, su una piattaforma di self-publishing, e grazie alla sua proposta editoriale lo ha tolto da quella dimensione amatoriale per dargli una forma professionale. Se così non fosse stato, io non avrei mai potuto dare al libro la visibilità che possiede ora. Il primo effetto che ha avuto sul mio modo di pensare la scrittura, è stato quello di intravvedere la possibilità che non fosse una cosa fatta solo per me, ma qualcosa di condivisibile con gli altri.
La disponibilità di tutte le figure che si sono alternate nella preparazione del libro è stata davvero sorprendente. Ognuno dei miei interlocutori è stato aperto e di tutti ho apprezzato la chiarezza. Inoltre l’editore ha valorizzato l’aspetto della copertina e devo ringraziarlo per aver accolto la mia proposta per l’immagine di copertina, disegnata da Silvia Boni, la mia compagna.
Noi di Vertigo Edizioni ringraziamo l’autore Enrico Enrico Camoletto per la sua disponibilità e per averci dedicato il suo tempo. Per noi è stato un piacere percorrere al suo fianco il cammino editoriale che ha portato alla pubblicazione del suo manoscritto ‘Tracciato nel sangue’ e gli auguriamo di ricevere dai lettori il riscontro che desidera.