‘L’acqua è blu ma non a scuola’ è il libro di Ivan Fiorillo edito da Vertigo Edizioni.
Si parla di fake news, di teorie complottiste, di verifica delle notizie in questo libro in cui l’autore compie un’analisi delle miscredenze più diffuse nella narrazione quotidiana.
Noi di Vertigo Edizioni abbiamo intervistato Fiorillo per conoscere di più lui, il suo rapporto con la scrittura e i retroscena del suo libro.
Riportiamo di seguito l’intervista a Ivan Fiorillo.
E’ possibile imparare a individuare le fake news?
Non solo è possibile, ma diventa sempre più necessario nel mondo che si sta affacciando al post-Covid. I dati dimostrano che la stragrande maggioranza della nostra popolazione non è in grado di gestirsi autonomamente nella ricerca di notizie e nello studio di fatti controversi. Il punto di inizio è il dubbio: solo attraverso una sana curiosità si entra nella facoltà di interrogarsi su ciò che succede. Ma questo non basta, in quanto l’infosfera è ricca di insidie e inganni, che possiamo rifuggire analizzando le fonti. Approfondendo ciascuna affermazione riportata in un testo e verificandone l’affidabilità nei termini in cui viene presentata, saremo in grado di stabilire la serietà di chi condivide contenuti, al di là della sua ufficialità – i fatti certi e indiscutibili devono essere mostrati come tali, quelli incerti e discussi vanno piuttosto indicati nella loro problematicità – . Chi disinforma per malafede non rifiuta l’utilizzo di tecniche manipolatorie ben note a chi studia la comunicazione. E pur essendo state messe in pratica in maniera estremamente visibile durante questo periodo di sindemia, poche persone, ahimè, le hanno scavalcate trovando una maggiore forza dalle debolezze di un sistema che sta per crollare.
Come ha scelto il titolo del suo libro?
Inizialmente, la mia tesi di laurea si intitolava “False credenze tra nuovi media e materiali didattici”. Poche parole che racchiudevano a pieno la ricerca che porto avanti in queste pagine, eppure non ne ero pienamente soddisfatto, soprattutto perché nel frattempo io e la mia relatrice, la pedagogista Loredana La Vecchia, avevamo deciso di pubblicare l’intero testo, essendo uno studio totalmente innovativo e mai prima d’ora realizzato. Mi sforzai dunque di catturare più efficacemente quanto di più sorprendente fosse contenuto all’interno del futuro libro. E trovai la quadra! Presi spunto dalla prima falsa credenza, fra tutte quelle che selezionai insieme alle persone esperte contattate, che smonto scientificamente, la più incredibile e impensabile: il colore dell’acqua. Ma non era sufficiente, poiché racchiudeva solo un aspetto della ricerca, le misconcezioni della vita quotidiana. Mancava l’elemento del mondo educativo, e non fu difficile legarlo all’intuizione precedente. Nacque così “L’acqua è blu, ma non a scuola”, non un titolo criptico o evocativo, ma vero alla lettera: l’acqua è fisicamente blu, ma non a scuola, dove invece spesso si insegna qualcos’altro. E per spiegare ancora meglio il contenuto del libro, senza necessariamente dover leggere la quarta di copertina, usai il vecchio titolo come nuovo sottotitolo.
Quale messaggio vuole lasciare con il suo libro?
Il mio libro è una ferocissima denuncia, documentata in un testo scientifico referato e discusso presso l’Università degli Studi di Ferrara, contro l’attuale universo dell’informazione e dell’educazione. Il giornalismo ha abdicato alla propria funzione originaria di controllo del potere e la scuola ha rinunciato al proprio incarico costituzionale di formazione delle coscienze. La prima edizione del libro, in autopubblicazione ufficiale, uscì nel 2018, e questo configura una questione: siccome generalmente gli appartenenti a una comunità professionale sono tenuti a rimanere aggiornati sulle ultime novità, dovremmo aspettarci, in un mondo ideale, che i miei colleghi operatori della comunicazione monitorino costantemente le ultime uscite in libreria, attraverso i cataloghi annuali delle nuove pubblicazioni. Il mio testo, il cui oggetto risulta evidente dalla presentazione, avrebbe dovuto essere letto dai giornalisti, considerando che per la prima volta ho mostrato, con esempi, le differenze tra bufale, fake news, teorie del complotto, bugie mediatiche e leggende metropolitane. Sono tuttavia portato a credere che ciò non sia avvenuto, visto che addirittura l’informazione non corretta è a dismisura aumentata nell’ultimo periodo, oppure semplicemente si è fatto finta di nulla, con la grave conseguenza di non portare alla luce la vergognosa trasmissione di concetti errati sin dalla prima elementare.
Ha delle abitudini particolari durante la scrittura?
Ogni nuova esperienza di scrittura, per me, è come un viaggio alla ricerca della conoscenza. La prima cosa è individuare l’argomento, e per farlo parto da una domanda, una domanda che pone un quesito e alla quale non è ancora stata trovata una risposta. Perché mai, infatti, dovrei ripetere un qualcosa già esaminato da altri? Poi è il momento di decidere il percorso logico da affrontare, per strutturare in maniera sensata lo studio che si intraprende e presentarlo nel miglior modo possibile a tutti i tipi di pubblico. Giungo così alla raccolta del materiale, che mi vede necessariamente spostarmi dal mio abituale posto di lavoro, per recarmi nei luoghi coinvolti dalla mia analisi e conoscere personalità di spicco nei settori trattati. E’ di certo la fase più dilatata e impegnativa, e non raramente ci si scontra con problemi burocratici o di altra natura. Quando inizio a scrivere, però, è tutta un’altra storia: il tema è ormai nelle mie mani, e mi lascio trasportare dall’emozione. Scrivo tutto di seguito, quasi di getto, e al termine di ogni paragrafo torno indietro rileggendo il testo, come fossi un’altra persona armata di penna rossa. I segreti del mestiere, però, non si possono svelare tutti…
E’ già al lavoro su un nuovo libro dopo ‘L’acqua è blu ma non a scuola’?
Sono particolarmente contento e orgoglioso del libro appena pubblicato, con una veste completamente nuova, dalla Vertigo Edizioni. E sempre con tale casa editrice è in campo la lavorazione al mio secondo saggio, di cui ancora preferisco non anticipare troppo. Sarà un testo che ritengo ancora più incisivo e rilevante, perché presenterà una innovazione del tutto inaspettata nel campo della divulgazione. Grazie allo studio di quasi 500 documenti, dove l’Italia svolgerà il ruolo di assoluta protagonista, si arriverà alla codifica teorica di nuove proposte utilizzabili da chi è impegnato nella mediazione culturale a tutto tondo. Sarà un modo per progettare il futuro della nostra società – la società della conoscenza? – guardando verso il nostro passato più remoto. Ma sarà anche un test che effettueremo per mettere alla prova i reali o sedicenti divulgatori presenti oggi nelle differenti generazioni di media. Un’opera monumentale, specchio della mia imperitura e imprescindibile sete di conoscenza, che porterà in esclusiva il pubblico lettore, tra le altre cose, nel dietro le quinte della più famosa e riconosciuta rivista italiana che da decenni avvicina chiunque, senza distinzioni di età o grado di scolarizzazione, alla Storia, alla scienza e all’archeologia.
Noi di Vertigo Edizioni ringraziamo ancora Ivan Fiorillo per averci dedicato il suo tempo e gli auguriamo di ottenere il riscontro che merita per il suo libro.